Gli albori
Il mio interesse per gli spazi viene da lontano, direi almeno dall’infanzia, per non parlare degli avi.
I miei genitori, Guido e Maria, si conoscono nei primi anni Settanta grazie alla passione comune per l’antichità. S’incontrano in un negozio di antiquariato e si sposano dopo soli tre mesi: un colpo di fulmine.
Per tredici anni viviamo in un paesino dei Monti della Daunia, Volturara Appula, nel nord della Puglia. La nostra casa è un palazzo antico che i miei genitori affittano e ristrutturano con le proprie mani.
Di quello spazio ricordo ogni dettaglio:
la scala in pietra, i colori e le fantasie delle carte da parati, i mobili e i tagli di luci, la sensazione tattile del divano di nappa color arancio bruciato della veranda e quella della seta del divano ottocentesco del salone, l’odore dei camini accesi e l’unica grande stanza da letto, con il balcone che dà sul campanile della chiesa romanica, la cui campana di bronzo mi sveglia ogni mattina.
La casa come laboratorio creativo
Negli anni Ottanta, i miei genitori acquistano un palazzo del 1860 con un piccolo giardino segreto a Lucera, antica cittadina a qualche chilometro di distanza dal paesino dove viviamo.
Il pretesto è quello di poter permettere a me e mio fratello Antonio di continuare gli studi, non essendoci scuole superiori a Volturara. In realtà, durante una passeggiata a Lucera, mia madre si innamora di questo palazzo guardandolo solo dall’esterno.
La casa diventa un laboratorio perenne di entusiasmo e in quella fucina ho la possibilità di sperimentare il senso degli spazi, di affinare il gusto e la ricerca di materiali.
Durante la ristrutturazione dormiamo nella stanza adiacente al cantiere. Man mano che i lavori avanzano spostiamo i letti nella stanza successiva. Ricordo ancora l’odore di polvere e intonaco che sentivo prima di dormire e la vibrazione del cantiere che all’alba mi svegliava.
Per passione affianchiamo i muratori e gli artigiani aiutandoli nei lavori di manovalanza, recuperando pavimenti, infissi, vetri soffiati, affreschi, mattonelle dipinte a mano, pietre, mobili e cercando altri materiali autentici nei cantieri di altri palazzi dove questi vengono scartati in favore della modernità.
Dopo più di venti anni di ricerca pensiamo di condividere l’esperienza della nostra casa aprendola ai viaggiatori.
Per accoglierli creiamo un B&B di charme: Le foglie di acanto.
Qui si possono scorrere alcune immagini della nostra casa.
L’immaginario
Dopo il liceo, mentre continua il laboratorio a casa, mi trasferisco a Firenze per intraprendere gli studi universitari e iniziare un percorso di crescita personale.
La città toscana mi strega dal primo istante con le architetture medicee, l’arternanza di marmi bianchi e verdi delle facciate delle chiese, l’oltrarno e la raffinatezza diffusa.
Firenze è molto vivace culturalmente e noi studenti siamo affamati di nuove esperienze. Ogni giorno inizia con una prospettiva lunghissima e un senso di meraviglia perenne. Qualsiasi cosa può accadere.
Mi laureo in Storia del Teatro e dello Spettacolo e scelgo un argomento di tesi non ancora indagato in Italia, il Meraviglioso Urbano e le arti di strada francesi: espressioni artistiche che utilizzano lo spazio pubblico come scena, si rivolgono gratuitamente a un pubblico variegato e mescolano diverse discipline come teatro, danza e musica.
Per documentarmi mi trasferisco allora a Parigi. La città mi accoglie e io spalanco i sensi per scoprirla.
Mi piacciono i percorsi non tracciati, i fuoripista e grazie a questa propensione ho avuto il privilegio di collaborare con esseri umani straordinari tra i quali tre in particolare: Michel Crespin, Renato Nicolini e Andres Neumann.
Durante la preparazione della tesi, scopro che tutto quello che esiste in Francia nel settore è frutto della visione di Michel Crespin, conosciuto come le père des arts de la rue, il padre di questa arte.
Grazie a lui, che mi affianca in tutto il percorso, capisco che i sogni si possono realizzare se si è perseversanti, coraggiosi e lungimiranti ma soprattutto se si ha l’urgenza creativa.
L’amicizia con Michel dura anni, fino al giorno in cui vola via.
Dopo la laurea, su consiglio di Michel, riprendo lo studio delle arti urbane partendo dall’Estate Romana di Renato Nicolini, una grande operazione poetica sulla città di Roma.
Contatto così Renato, gli manifesto il desiderio di fare una ricerca sull’Estate Romana e quando gli chiedo se esiste un archivio della manifestazione, mi racconta che, dopo molti traslochi, tutti i documenti sono conservati nel suo studio a Trastevere ma che è impossibile consultarli perché molto in disordine. Quello stesso giorno Renato mi dice, indicandomi il passo successivo della mia avventura, che se avessi voluto studiare il teatro durante il periodo dell’Estate Romana, avrei dovuto parlare con Andres Neumann.
Propongo allora a Renato di riordinargli gratuitamente l’archivio in cambio della consultazione dei documenti. Dopo qualche mese decide di darmi fiducia. In questo modo comprendo che l’Estate Romana è stato un progetto rivoluzionario su scala metropolitana nel quale Nicolini, assessore alla cultura di Roma dal 1976 al 1985, ha dato l’opportunità a tutte le avanguardie artistiche della città di sperimentare la creatività in ogni luogo, all’aperto, per tutti. In un momento di grande tensione politica, questa intuizione salvifica ha permesso ai romani di riappropriarsi della città, di desiderarla, di viverla, di giorno e di notte, sul filo dello stupore e senza paura. Il meraviglioso urbano è ancora oggi d’ispirazione in tutto il mondo e a Roma Nicolini è nel cuore di tutti.
Renato aveva una caratteristica umana che mi è rimasta particolarmente impressa: quella di riuscire, con il suo sorriso simpatico e amorevole, a mettere chiunque a proprio agio, senza far pesare mai il suo sapere sconfinato.
Il mio studio intanto diventa un lavoro.
Collaboro prima con un’équipe di ricerca francese presentando alla Sorbona di Parigi l’Estate Romana di Nicolini come momento propedeutico alla nascita delle arti urbane francesi, poi realizzo per il programma La Storia Siamo Noi della Rai, una puntata dedicata all’Estate Romana con la regia di Maurizio Malabruzzi.
Subito dopo, memore del consiglio di Renato, contatto Andres Neumann per studiare il suo archivio, uno dei più interessanti della storia del teatro mondiale. Il fato vuole che proprio in quel momento Andres sia in cerca di una persona che riordini l’immenso archivio in vista della sua donazione al Funaro, centro culturale di Pistoia, luogo magico che Andres ha contribuito a creare.
Inizia così la mia collaborazione con Andres che dura circa dieci anni e grazie alla quale ho modo di viaggiare molto e di conoscere altre culture.
Per lui lavoro in Italia, in Uruguay, in Brasile, in Cile, in Argentina, in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Spagna e in Russia: seguo la produzione degli spettacoli del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, coordino un progetto di valorizzazione del suo archivio, lo affianco nella realizzazione di tutti i progetti e nelle consulenze ad artisti e compagnie.
In ogni viaggio, che spesso dura mesi, mi appassiono agli spazi, alle architetture, ai colori, ai tessuti, ai materiali e soprattutto ai modi di vivere. Incrocio persone speciali, in ambito teatrale e non, e conosco le loro case o i loro ambienti di lavoro.
Attraversando questi mondi il mio immaginario si amplia.
Tra le mille cose Andres mi insegna l’importanza di aggiornare i propri desideri e la possibilità di trovare per ogni cosa una soluzione creativa.
Grazie a questi insegnamenti ora so che le cose che m’interessano di più in questo momento della vita sono gli esseri umani, gli spazi, la loro relazione e in particolare la possibilità di vivere ogni ambiente in maniera armoniosa e creativa.
Ed eccomi qui, pronta a mettermi a disposizione di chi desideri armonizzare il proprio spazio.
Inizia una nuova avventura.
Gracias a la vida!
Giada